Fiorenza Di Franco Stampa E-mail
difranco (Ungheria, 1932)
Eravamo amici di Perlasca
memoria 1932-1951

Il secondo conflitto mondiale e il dopoguerra in Ungheria, nel racconto della giovane figlia di un importante diplomatico italiano, nato a Fiume. Mentre il padre - di fede badogliana -, detenuto politico, sopravviveva con fatica a Mauthausen, lei, il fratello e la madre, in compagnia dell'amico Giorgio Perlasca, erano internati dal governo ungherese. Dopo la fuga dal campo, dovettero guardarsi dalle "croci frecciate", formazione nazista, appena salita al potere. Passato il conflitto, furono testimoni dei soprusi del governo comunista contro la borghesia e la Chiesa.


Questa è la storia di me ragazzina, nata nel 1932, che comincia quando ancora dodicenne, mi trovai a vivere delle cose più grandi di me in un' epoca da non scordare, affinchè le stesse cose non si ripetono mai più. I miei ricordi sono indelebili e li rivedo come scene di un film indimenticabile, e come tali li riporto. Tutto cominciò l' 8 Settembre 1943, data dell'armistizio italiano che durante la Seconda Guerra Mondiale divise l' Italia in due parti con due governi: al nord la Repubblica di Salò con Mussolini ed al sud il Regno d'Italia col Re Vittorio Emanuele III e il governo presieduto dal maresciallo Badoglio. Questa data cambiò completamente la mia vita. Per undici anni ero stata una ragazzina normale, forse un' po' viziata. Pare che io sia nata perché mio fratello Italo di undici anni più grande di me voleva un cane. Mia madre Olga gli promise un fratellino al posto del cane. I miei erano così convinti che sarei stata un maschio - a quell'epoca non c'era l'ecografia - che erano state stampate le partecipazioni col nome Romano. Quando poi nacqui, all'alba del 19 giugno, mio padre Oscarre ( papà che era Fiumano si sentiva talmente italiano che italianizzò perfino il suo nome), felice lo stesso, corse sotto le finestre dai parenti ungheresi di mia madre gridando: " Megszületet a fìu làny" - E' nato il figlio femmina. Nessuno capì cosa fosse nato, perchè nel frattempo era già ritornato da mia madre in clinica. Crebbi in Ungheria perché mio padre era funzionario presso la Regia Legazione d'Italia. Non ho madre lingua, o meglio non so quale sia la mia madre lingua e quando me lo chiedono mi sento sempre imbarazzata. Con mia madre ho cominciato a parlare ungherese, essendo lei ungherese, con mio padre parlavo italiano, perché erano guai se gli rivolgevo la parola in altre lingue, e in francese con la "mademoiselle" che non parlava che la sua lingua. Proprio per questo l'aveva assunta mia madre, che tutta la sua vita era stata una "frana" come si dice oggi, nell' apprendimento delle lingue. A scuola avrebbe dovuto imparare il tedesco, ma non ci riusciva, così ogni sera andava a dormire col libro di tedesco sotto il cuscino, sperando che dormendo le entrasse in testa quell'ostica lingua. Pare che oggi con le cassette funzioni, ma allora non c'erano. Poi incontrò mio padre che era un "grande" italiano e pretendeva che lei parlasse italiano. Non riuscì mai a parlarlo correttamente e mio padre spesso ripeteva: "Moglie e buoi dei paesi tuoi, chi me l' ha fatto fare a sposare una straniera".

 
 
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