Mario Ponzi Stampa E-mail

Mario PonziMario il fuoriuscito
epistolario 1937-1942

Mario Ponzi
nato a Parma nel 1912
morto nel 1942

Quante vite ha rovinato il fascismo? Quante sono le vittime ignote, o semisconosciute, del regime? Ci sono storie, come quella di Mario Ponzi, che fanno apparire insufficienti anche le condanne conclamate della storia, che sollevano interrogativi sulla percezione postuma della capillarità del male. Perché se non fosse per un breve epitaffio pubblicato su un giornale di partito e per un pugno di lettere preservate dalla famiglia, oggi di Mario non sapremmo nulla. Non esisterebbe traccia della sua breve e infelice esistenza. Mario il comunista, figlio di una lavandaia, che sin da
ragazzo sposa la lotta proletaria, che finisce sotto il torchio del tribunale speciale e nel 1930 viene incarcerato per colpe che non conosciamo. Sappiamo invece che nel 1936 evade e lascia l'Italia,si rifugia in Francia,seguendo una rotta molto battuta da chi espatria portandosi dietro l'etichetta sprezzante di "fuoriuscito". Negli anni trascorsi oltralpe prima della morte, avvenuta il 6 aprile 1942 in località sconosciuta e per una malattia ignota, Mario non lascia il segno nella vita politica e culturale della comunità italiana all'estero, come testimonia un'amica in una lettera inviata alla madre dopo il decesso. Non era conosciuto qui a Parigi fra i compagni del Partito perche forse era ammalato e non ha potuto dare nessuna attività ben pochi qui si ricordano di lui perche molti che erano qui al momento del suo arrivo in Francia o che sono morti nelle due guerre, quella di Spagna e l'ultima o deportati e morti nei campi di concentrazione perche i comunisti italiani i più li hanno tutti fatti sparire. È in questo anonimato, in questa non straordinarietà che la vita di Mario Ponzi diventa emblema del recupero della memoria popolare. Mario non ha conosciuto il privilegio del riscatto postumo che è spettato ad altri illustri italiani. Il suo nome non figura nei libri di storia al fianco dei Nitti o dei Salvemini, il sacrificio che ha compiuto non è divenuto patrimonio di conoscenza e ammonimento per le generazioni future. Eppure è stato un martire, un martire silenzioso che negli anni dell'esilio spedisce a casa lettere edulcorate, per blandire la censura fascista, e per regalare alla famiglia l'illusione che stia vivendo una vita dignitosa. Spostandosi da una località all'altra della Francia, scrive soprattutto alla madre Anita, preoccupandosi di inviarle qualche sofferta rimessa sottratta ai guadagni risicati dei suoi lavori saltuari. Pochi spiccioli, sempre accompagnati dal rammarico di non poter dare di più e da generose parole di rassicurazione. Auburre 9/7/38 mamma carissima, non ho risposto subito alla tua lettera perché aspettavo di essere in possesso di un po' di soldi per poterteli mandare. Io sto sempre bene e non manco di niente. Sorrido al pensiero che tu abbia potuto avere delle brutte idee per la mia salute. Non sono mai stato così bene. Per forza. Dove sono c'è un aria che è ammirabile, il mio lavoro non è massacrante, al contrario mangio bene ed ho dell'appetito. Come potrei star male? Non sono magro, ma neppure grasso come dovrei aspettarmi in conseguenza alla vita che faccio. Un'architettura di bugie scritte a fin di bene, che Anita scopre all'indomani della morte del figlio, grazie ai racconti dei pochi amici che lo hanno accudito fino alla fine. La ragione per la quale suo povero figlio non gli scrisse credo che sara perche credeva guarire, e che non voleva inpensierirla dicendelo che era ammalato, e voleva certamente scriverle quando sarebbe guarito, e riservarle la sorpresa, ma disgraziatamente il destino volle altrimenti.

  

Il programma della 33^ edizione:  

copertinauna dedicai 12 articoli della costituzionediritto di memoriaesposizionigiovedì 14 settembrevenerdì 15 settembresabato 16 settembredomenica 17 settembrepremio tutino giornalistapremio città del diariofinalistipremi specialinovità editorialidownloadattivalamemoriasostenitoricrediticontatti

seguici su facebookseguici su twitter

logo PREMIO PIEVE 2017

 
 
Privacy Policy