Comunicare la Grande Guerra Stampa E-mail

copertina Primapersonasabato 20 settembre ore 9.30 
Teatro Comunale

con Patrizia Gabrielli, Anna Iuso e Alina Marazzi
coordina Natalia Cangi
letture di Andrea Biagiotti

Ci sono parole incancellabili e immagini indimenticabili che raccontano la Prima guerra mondiale. Sono espressioni e simboli scolpiti nella nostra storia e nell’immaginario collettivo, nelle quali il tessuto sociale nazionale, regionale e locale ritrova ferite ancora aperte, ma anche tracce di identità e di appartenenza. Sono quelle sulle quali la Regione Toscana ha invitato a riflettere realizzando un progetto che ha l’Archivio tra i protagonisti e che, partendo dalla ricorrenza del Centenario, invita a riflettere sul presente. La Grande Guerra e l’Europa, la Grande Guerra e i giovani, la Grande Guerra e la cittadinanza attiva, la Grande Guerra e i diritti umani. Sono solo alcune delle parole chiave intorno alle quali saranno promossi incontri e iniziative come quelle che caratterizzano le giornate del 30esimo Premio Pieve. Parole “chiave” della Grande Guerra sono anche quelle ritrovate e riscoperte dalla redazione di Primapersona, il semestrale edito dall’Archivio, che ha scelto di raccontare il ’15-’18 attraverso un numero interamente dedicato all’alfabeto: un alfabeto di memorie in cui ad ogni lettera corrispondono una serie di parole, ad ogni parola un tema, un pezzo del puzzle, ad ogni pezzo una voce e quindi una storia particolare. Un soldato racconta del rancio, sempre scarso, un altro delle stelle alpine ammirate in montagna, un ufficiale veterinario parla del lavoro dei muli nella logistica dell’esercito. Memorie, lettere, diari che scandiscono la quotidianità dentro un’esperienza assolutamente straordinaria, si concentrano su sentimenti di amicizia e di amore dentro un massacro. Le foto originali, poi, raccontano per immagini gli spazi e la natura che furono teatro della guerra, ci mostrano i volti umani dei soldati e quelli disumani delle armi. Altre immagini sono quelle che restituisce Alina Marazzi, regista cinematografica che spesso ha lavorato a fondo sulle scritture autobiografiche di Pieve Santo Stefano, e che quest’anno in occasione dei 90 anni dell’Istituto Luce ha partecipato alla realizzazione di un film sulla Grande Guerra, composto di piccoli film di 10 minuti girati da più registi. Il risultato è l’immagine “di qualcosa che si potrebbe chiamare Italia. Non un Paese storicizzato, ma l’Italia come è (o non è) oggi, vista attraverso sequenze spesso girate quando i registi non erano neppure nati”.

 
 
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